ancora su scuola e twitter, scuola e Ipad…

Pubblicato gennaio 12, 2012 da labiondaprof

L’uso delle nuove tecnologie è controverso, da sempre, nella scuola.

Immagino che passare dalla tavoletta di argilla alla pergamena abbia causato le stesse discussioni… Personalmente uso la LIM e la trovo funzionale alle mie lezioni. Per esempio è bellissimo spiegare la Prima Guerra Mondiale e far ascoltare una canzone degli alpini, o mostrare il fronte con delle cartine, o alcune scene del film La Grande Guerra, o delle fotografie delle trincee, o… insomma ci siamo capiti. Per Storia e Geografia uso molto la LIM, meno per grammatica, o meglio, la uso in funzione lavagna per gli esercizi.

Però, ripensando proprio alla questione dei computer, degli e-reader, dei tablet, come rammentavo in questo post, credo che la scuola non potrà mai prescindere dall’elemento umano. C’è un racconto di Asimov che faccio sempre leggere ai miei alunni, che spiega bene l’importanza dell’insegnante-uomo e la sua differenza da un ipotetico insegnante-macchina.

Si intitola Chissà come si divertivano.

Eccolo:

Margie lo scrisse perfino nel suo diario, quella sera. Sulla pagina che portava la data 17 maggio 2157, scrisse: “Oggi Tommy ha trovato un vero libro!” Era un libro antichissimo. Il nonno di Margie aveva detto una volta che, quand’era bambino lui, suo nonno gli aveva detto che c’era stata un’epoca in cui tutte le storie e i racconti erano stampati su carta.
Si voltavano le pagine, che erano gialle e fruscianti, ed era buffissimo leggere parole che se ne stavano ferme invece di muoversi, com’era previsto che facessero: su uno schermo, è logico.
E poi, quando si tornava alla pagina precedente, sopra c’erano le stesse parole che loro avevano già letto la prima volta – Mamma mia, che spreco – disse Tommy. – Quando uno è arrivato in fondo al libro, che cosa fa? Lo butta via, immagino. Il nostro schermo televisivo deve avere avuto un milione di libri, sopra, ed è ancora buono per chissà quanti altri.

Chi si sognerebbe di buttarlo via? – Lo stesso vale per il mio – disse Margie. Aveva undici anni, lei, e non aveva visto tanti telelibri quanti ne aveva visti Tommy. Lui di anni ne aveva tredici.
– Dove l’hai trovato? – gli domandò, – In casa. – Indicò senza guardare, perché era occupatissimo a leggere. – In solaio.
– Di cosa parla?
– Di scuola.
– Di scuola? – Il tono di Margie era sprezzante. – Cosa c’è da scrivere, sulla scuola? Io, la scuola, la odio.
Margie aveva sempre odiato la scuola, ma ora la odiava più che mai. L’insegnante meccanico le aveva assegnato un test dopo l’altro di geografia, e lei aveva risposto sempre peggio, finché la madre aveva scosso la testa, avvilita, e aveva mandato a chiamare l’Ispettore della Contea.
Era un omino tondo tondo, l’Ispettore, con una faccia rossa e uno scatolone di arnesi con fili e con quadranti.
Aveva sorriso a Margie e le aveva offerto una mela, poi aveva smontato l’insegnante in tanti pezzi.
Margie aveva sperato che poi non sapesse più come rimetterli insieme, ma lui lo sapeva e, in poco più di un’ora, l’insegnante era di nuovo tutto intero, largo, nero e brutto, con un grosso schermo sul quale erano illustrate tutte le lezioni e venivano scritte tutte le domande.
Ma non era quello, il peggio. La cosa che Margie odiava soprattutto era la fessura dove lei doveva infilare i compiti e i testi compilati. Le toccava scriverli in un codice perforato che le avevano fatto imparare quando aveva sei anni, e il maestro meccanico calcolava i voti a una velocità spaventosa.
L’ispettore aveva sorriso, una volta finito il lavoro, e aveva accarezzato la testa di Margie. Alla mamma aveva detto: – Non è colpa della bambina, signora Jones. Secondo me, il settore geografia era regolato male. Sa, sono inconvenienti che capitano, a volte. L’ho rallentato. Ora è su un livello medio per alunni di dieci anni. Anzi, direi che l’andamento generale dei progressi della scolara sia piuttosto soddisfacente. – E aveva fatto un’altra carezza sulla testa a Margie.

Margie era delusa. Aveva sperato che si portassero via l’insegnante, per ripararlo in officina. Una volta s’erano tenuti quello di Tommy per circa un mese, perché il settore storia era andato completamente a pallino.
Così, disse a Tommy: – Ma come gli viene in mente, a uno, di scrivere un libro sulla scuola?
Tommy la squadrò con aria di superiorità. – Ma non è una scuola come la nostra, stupida! Questo è un tipo di scuola molto antico, come l’avevano centinaia e centinaia di anni fa. –
Poi aggiunse altezzosamente, pronunciando la parola con cura. – Secoli fa.
Margie era offesa. – Be’ io non so che specie di scuola avessero, tutto quel tempo fa. – Per un po’ continuò a sbirciare il libro, china sopra la spalla di lui, poi disse: – In ogni modo, avevano un maestro.
– Certo che avevano un maestro, ma non era un maestro regolare. Era un uomo.
– Un uomo? Come faceva un uomo a fare il maestro? – Be’, spiegava le cose ai ragazzi e alle ragazze, dava da fare dei compiti a casa e faceva delle domande.
– Un uomo non è abbastanza in gamba. – Sì che lo è. Mio papà ne sa quanto il mio maestro.
– Ma va’! Un uomo non può saperne quanto un maestro.
– Ne sa quasi quanto il maestro, ci scommetto. Margie non era preparata a mettere in dubbio quell’affermazione.
Disse. – Io non ce lo vorrei un estraneo in casa mia, a insegnarmi. Tommy rise a più non posso.
– Non sai proprio niente, Margie. Gli insegnanti non vivevano in casa.
Avevano un edificio speciale e tutti i ragazzi andavano là.
– E imparavano tutti la stessa cosa?
– Certo, se avevano la stessa età.
– Ma la mia mamma dice che un insegnante dev’essere regolato perché si adatti alla mente di uno scolaro o di una scolara, e che ogni bambino deve essere istruito in modo diverso.
– Sì, però loro a quei tempi non facevano così. Se non ti va, fai a meno di leggere il libro.
– Non ho detto che non mi va, io – Sì affrettò a precisare Margie. Certo che voleva leggere di quelle buffe scuole. Non erano nemmeno a metà del libro quando la signora Jones chiamò: – Margie! A scuola! Margie guardò in su.
– Non ancora, mamma. – Subito! – disse la signora Jones. – E sarà ora di scuola anche per Tommy, probabilmente.

Margie disse a Tommy: – Posso leggere ancora un po’ il libro con te, dopo la scuola?
– Vedremo – rispose lui, con noncuranza. Si allontanò fischiettando, il vecchio libro polveroso stretto sotto il braccio.
Margie se ne andò in classe.
L’aula era proprio accanto alla sua cameretta, e l’insegnante meccanico, già in funzione, la stava aspettando. Era in funzione sempre alla stessa ora, tutti i giorni tranne il sabato e la domenica, perché la mamma diceva che le bambine imparavano meglio se imparavano a orari regolari.
Lo schermo era illuminato e diceva – Oggi la lezione di aritmetica è sull’addizione delle frazioni proprie. Prego inserire il compito di ieri nell’apposita fessura.
Margie obbedì, con un sospiro. Stava pensando alle vecchie scuole che c’erano quando il nonno di suo nonno era bambino. Ci andavano i ragazzi di tutto il vicinato, ridevano e vociavano nel cortile, sedevano insieme in classe, tornavano a casa insieme alla fine della giornata. Imparavano le stesse cose, così potevano darsi una mano a fare i compiti e parlare di quello che avevano da studiare.
E i maestri erano persone… L’insegnante meccanico faceva lampeggiare sullo schermo: – Quando addizioniamo le frazioni 1/2 + 1/4… Margie stava pensando ai bambini di quei tempi, e a come dovevano amare la scuola.
Chissà, stava pensando, come si divertivano!

 

15 commenti su “ancora su scuola e twitter, scuola e Ipad…

  • Questo racconto è bellissimo, e Asimov è un genio. (A proposito, mi viene in mente quel bel racconto di Levi, sempre sullo stile fantastico/fantascienza, che si chiama Il versificatore [per la verità nasce come dramma radiofonico).
    Sull’elemento umano ovviamente sono d’accordissimo con te (ma penso tu sappia che il senso dei miei commenti precedenti non era quello di prescindere da questo, mai!).
    Però è proprio questo il punto: in un e-reader le parole non si muovono e se giri pagina le ritrovi tutte al loro posto. Insomma, lo so che sembra paradossale, ma giuro che è più simile a un libro cartaceo che a un tablet!

    ps. Sulla LIM: noi purtroppo non l’abbiamo. E a me piacerebbe moltissimo averla per storia…

  • anch’io uso tantissimo la LIM quando faccio storia (o quando facevo geografia). la userei anche per grammatica, ma le aule LIM sono solo due e intasatissime. mi piacerebbe averla in classe, anche per uscire dalla contorta relazione che i ragazzi hanno con questo strumento: ne sono affascinati, adorano fare lezione in aula LIM, ma molti la considerano “meno lezione” di quella fatta in aula. senza contare che la penombra necessaria e il fatto di essere impegnata a gestire pulsanti, mouse e penne ottiche rende più difficile tenerli d’occhio di quanto lo sia quando si tiene in mano solo il gessetto.

  • @povna
    Vero che è bello davvero questo racconto? Ti ho già risposto in pvt:-)
    @noisette
    Io sono fortunata: in ogni classe della nostra scuola c’è una LIM. Così non ci spostiamo proprio dall’aula. Loro sono abituati, anzi, li abbiamo abituati a considerarla lezione a tutti gli effetti. Hanno persino imparato a prendere meglio gli appunti! Per Storia e Geo la uso parecchio, in Italiano per grammatica nulla, ma per antologia e letteratura ho utilizzato brani di Vittorio Gassman che recita la Divina Commedia, L’Infinito… hanno apprezzato.

  • caspita… io per italiano ci andrei a nozze… ci ho fatto una sola volta una lezione di epica: molti on avevano il libro e allora ho reperito il brano sul web e l’ho copincollato sulla pagina bianca… e vai di evidenziazioni e sottolinature di epiteti, figure retoriche, aggiunta di note a margine…
    e poi, tutti quei colori da usare per l’analisi logica! la possibilità di scansionare testi prodotti da loro per mostrare gli errori… sappi che sto sbavando d’invidia.

  • Ma lo sapete voi che nella mia università (la seconda d’Italia per merito, si pavoneggia il rettore) NON ci sono nè LIM nè videoproiettori in ogni aula (parlo della mia sfortunata facoltà, si intende) ? Solo quest’anno hanno aggiunto 3 o 4 proiettori a soffitto in alcune aule, sennò ce n’erano solo 4, nelle aule + grandi.
    Peraltro, in quella che mi è stata assegnata per il venerdì mattina, il sistema non funzionava, e dopo un paio di incazzature e discussioni (mi son dovuto mettere a culo per aria sotto la cattedra a riconnettere cavi etc) il servizio multimediale ha inviato una verifica, alla quale ho partecipato (e gongolato) perchè è risultato che nelle due aule gemelle la ditta appaltatrice (profumatamente pagata) NON aveva rispettato le prescrizioni tecniche, e fatto invece le cose a pene di segugio, per cui non poteva funzionare (avevano messo gli out al posto degli in delle prese video).
    Domanda esistenziale: ma possibile che sia sempre io a segnalare che le cose non funzionano ? Ma possibile che nessuno dei miei colleghi usi le risorse multimediali ? (in realtà, ognuno si è comprato con i suoi fondi un proiettorino e usa quello, perchè i sistemi dell’università fanno schifo. Anch’io mi sono arreso… Economico no ?)
    E poi, ma possibile che, con i nostri tecnici a disposizione, si diano lavori in subappalto ? E possibile che nessuno dei tecnici nostri venga usato almeno per controllare i lavori ?

    Anonimo SQ

  • Asimov è un mito….!
    A mio parere, una vera rivoluzione sarebbe non tanto l’introduzione degli ebook, ma di introdurre (e produrre) ebook con licenza Creative Commons: in questo modo i costi si riducono al solo lettore di ebook e gli insegnanti possono liberamente disporre di molto più materiale di adesso.
    Qualche passo in questa direzione è già stato fatto, solo due esempi:
    http://www.matematicamente.it/
    http://www.bookinprogress.it/ (in una modalità diversa).

  • @anonimo
    Veramente le cose sono messe così male nella seconda Università d’Italia? E allora nelle altre? Davvero allora la mia piccola scuola è un’isola felice…
    @voulaz
    ho letto i tuoi link. Interessanti, soprattutto il bookinprogress…

  • Non so che ci sia da controvertere, in verità: da tre anni ho la LIM in classe e la uso esattamente come te. Per storia è davvero molto utile, soprattutto per le carte (tutta questa gente che si muove di qua e di là per combattere in quegli strani stati che cambiano nome ogni due pagine, e tutti quei confini che si spostano peggio che se avessero le rotelle… dicevo, per storia è davvero utile, ma per geografia… mi domando seriamente come farò a fare geografia, quando sarò in una classe senza LIM. Non solo le carte, utilissime anche per le interrogazioni, ma proprio VEDERE i posti, i monumenti, le foto satellitari… quando faccio geografia ad approfondimento in una classe senza LIM soffro orribilmente.

  • @murasaki
    La LIM è una gran cosa, lo penso davvero anche io…ma mi credi che nelle mie classi io sono una delle poche insegnanti che la usa? Ed è assurdo, dato che ne abbiamo una in ogni classe, e abbiamo frequentato più o meno tutti un corso per imparare ad utilizzarla. Per questo dico che è controverso l’uso di alcune nuove tecnologie, perché molti miei colleghi proprio non le usano!

  • @destinazioneestero
    Nella mia scuola, devo dire, siamo fortunati. Il Comune ci finanzia tante iniziative, e anche l’acquisto di LIM e di computer per i laboratori informatici. In altre scuole dove ho lavorato precedentemente invece c’erano molti problemi, e pochi soldi

  • L’uso della LIM e di tutto il resto è sacrosanto. Il problema è che il nostro ministro pensa che le nuove tecnologie SIANO la scuola. A prescindere.
    Fra un IPad e un insegnante in carne e ossa c’è la stessa differenza che passa fra Profumo e un ministro competente.

  • Scrivi una risposta a labiondaprof Cancella risposta