L’ultima uscita della collana A cuor leggero è un libro delizioso: Missione a Manhattan, di Chiara Santoianni.
Si tratta del seguito di Cocktali di cuori. Ritroviamo la protagonista, Penelope Pinto, ormai avviata alla serenità sentimentale e alla professione che desiderava: scrivere. Il suo primo romanzo infatti ha visto la luce ed ha avuto un certo successo.
L’amore con Robin procede a gonfie vele, ma è sul versante lavorativo che ci sono guai in vista: la sparizione di documenti importanti dal computer di Edy Thor mette a rischio la promozione di Penelope e il futuro della stessa casa editrice.Da Londra quindi l’azione si sposta negli Usa, a New York. Lì Penelope dovrà dar prova del suo spirito di iniziativa e della sua capacità di risolvere anche le situazioni più complicate, ovviamente a modo suo.
Ritroviamo, oltre alla protagonista, altri personaggi che comparivano in Cocktail di cuori: oltre a Robin, lo space-clearer innamorato, l’amica inglese Olivia, la sorella Carmela, fidanzata da tempo immemorabile e ormai prossima alle nozze.
Lo stile di Chiara Santoianni è perfetto per un chick lit: scorrevole, accattivante, brioso. La trama scorre leggera e permette di seguire le peripezie della protagonista con interesse e un sorriso divertito.
Qui un estratto:
Robin era appena uscito per impacchettare la casa dei Wilkinson e stavo finendo di mettere a posto i resti della colazione − plum-cake al ribes rosso e lamponi con spremuta d’arancia − quando il mio cellulare suonò di nuovo. I miei contatti stavano diventando mattinieri.
Interruppi le note della suoneria di Torna a Surriento e risposi a mia sorella.
«È un po’ che non ti fai sentire» le dissi. «Tutto bene lì da voi?»
«Più che bene, Pené. Sto da Dio. Devo darti una bella notizia.»
«Hai finalmente trovato lavoro?» L’allergia di Carmela per qualsiasi attività che non si svolgesse tra le quattro mura domestiche era proverbiale, ma ancora ci speravo.
«Ma che lavoro e lavoro, ho detto “una bella notizia”! Mi sposo.»
«Hai lasciato Vincenzo? E chi è il fortunato?»
«Pené, ma che hai capito? Mi sposo con Vincenzo. Si è convinto.»
Restai senza parole. Il fidanzamento di mia sorella andava avanti da dieci anni con alti e bassi, ma con una costante: per quanto Carmela si sforzasse di dimostrarsi il prototipo della moglie ideale, sviluppando ogni virtù casalinga, dalla preparazione del soufflé al ricamo a tombolo, Vincenzo faceva orecchie da mercante. In famiglia, eravamo ormai rassegnati al fatto che Carmela sarebbe rimasta single. Anzi, come dicevano i miei, “zitella”. E invece ora si sarebbe sposata.
«Sono felicissima per te!» le dissi. «E come sei riuscita a operare il miracolo?»
«Non sono stata io. Il miracolo l’ha fatto nostro Signore. Certo, un piccolo aiuto gliel’ho dato, bucando il… Vabbé, Pené, hai capito. Insomma, siamo incinti! Tra sei mesi sarai zia. Ma non dirlo a papà, eh? Lui crede che io e Vincenzo non abbiamo mai…»
«Certo, certo!» mi affrettai a rispondere, ben conoscendo le idee poco moderne di nostro padre. «E quando sarebbe il matrimonio, verso Natale?»
«No, Penelope. Tra quindici giorni. Il 6 ottobre alle 11, nella cattedrale di Sorrento. E tu devi essere la mia testimone.»
Se, fino a poco prima, la partenza per New York mi era sembrata piuttosto azzardata, adesso, con il matrimonio di Carmela alle porte, si presentava decisamente come una follia. Eppure, ero ben decisa a portarla avanti. Salutai mia sorella, raccomandandole di riguardarsi e promettendole che sarei stata da lei al più presto, e iniziai a fare le valigie. Per gli Stati Uniti.
Altri estratti qui: https://www.goodreads.com/work/quotes/52819421-missione-a-manhattan