Archivi

Tutti gli articoli per il mese di Maggio 2012

Sei abbastanza mamma?

Pubblicato Maggio 31, 2012 da labiondaprof

Esce oggi il mio articolo su donnain.

Si parla del mito della maternità, e dei nuovi miti dell’allattamento a oltranza, del cosleeping, del portare i bambini… insomma la famosa teoria dell’attaccamento.

Ecco l’articolo e la copertina del Time che ha fatto nascere tutta la discussione:

http://www.donna-in.com/2012/05/maternita-e-teoria-dellattaccamento/

Matrimoni e anniversari

Pubblicato Maggio 30, 2012 da labiondaprof

Stanchezza, tanto lavoro, sconforto per il terremoto (avvertito ben bene anche qui, con tanto di evacuazione della scuola ieri)… insomma solo oggi riesco a scrivere un post.

Pochi giorni fa abbiamo festeggiato il 50 anniversario di nozze dei miei suoceri. Che dire? Bravi, davvero, 50 anni sono molti, ed immagino non siano state solo rose e fiori: tanto lavoro, tre figli, adesso molti nipoti… una vita intera.

E a proposito di matrimoni, questa è la stagione di uno sport estremo: l’invitata a nozze.

Ho iniziato a praticarlo fin da giovane, e non ho ancora smesso. Adesso sono forse più numerose le occasioni di battesimi, cresime o comunioni, ma diciamo che negli anni ho dato, ho dato abbondantemente.

E ho visto cose che voi umani… quello che scriverò, credetemi sulla parola, è tutto vero, tutto visto, tutto accaduto nei matrimoni a cui ho avuto la fortuna (?) di partecipare.

Partiamo dal capitolo invitate/invitati

  • Invitate vestite in bianco. E ho detto tutto. Anzi no: una di queste era la mamma della sposa. Consigliata terapia familiare per tutti
  • Invitate vestite di nero, complete di ventaglio (nero, chetelodicoaffà…) e trucco assassino stile ballerina di tango e/o flamenco
  • Invitate vestite da strappone, veline, escort. Tatuaggi, perizomi, extension, tacchi assurdi tipo zeppa da drag queen o plateau da geisha anacronistica, trucco discreto come quello di Moira Orfei, tono di voce da venditrice ambulante. Di solito sono anche quelle che dicono “Carina la sposa, un po’ sciapa però”
  • Invitati vestiti come becchini. E con la stessa espressione compunta sul viso pallido
  • Invitati abbigliati come Al Pacino in Scarface. Purtroppo senza nessuna Michelle Pfeiffer vicino, di solitosi accompagnano con una strappona di cui sopra
  • Invitati dal look sobrio come un tronista ex calciatore di Fregene: completo bianco o beige lucido, orecchino (spesso due, alla Sir Francis Drake), capelli lunghi, unticci e raccolti, abbronzatura d’ordinanza, rolex da 18 kg
  • Bambine boccolutissime e truccate: smalto sulle unghiette, fard e lucidalabbra alla fragola ma rosa fluo visibile a trenta metri
  • Bambini paggetti che inciampano sui cuscini e smazzano le fedi sul pavimento, scandendo una bella parolaccia in mezzo alla chiesa.

Il capitolo sposa e sposo

  • Sposa vestita di rosso, scollata truccata e pettinata come la partner di Joacquim Cortes. Divorziata già 3 anni dopo
  • Sposa che arriva in chiesa sulla carrozza tirata da 4 cavalli, manco fosse Cenerentola o Kate (la Kate che ha sposato William, sì insomma, la futura regina U.K.)
  • Sposa che arriva in chiesa in bicicletta, spiritosamente
  • Sposa che arriva in chiesa con una limousine bianca affittata per l’occasione, stile Jennifer Lopez quando stava con Puff Daddy
  • Sposa che arriva in chiesa con Bugatti d’epoca: anche il marito vecchiotto ed abbiente era piuttosto d’epoca
  • Sposo che arriva in chiesa con un camion (senza rimorchio, solo il muso davanti o come diavolo si chiama) bianco
  • Sposo che arriva in chiesa con carretto campagnolo e asinello
  • La mia preferita è stata: sposo che arriva in ritardo e prende in contropiede la sposa, nota ritardataria

Il capitolo location

  • Ricevimento in una chiesa sconsacrata
  • Ricevimento in un ristorante con cantina annessa (e giro enologico come premio agli invitati)
  • Ricevimento nel parco di un’abbazia benedettina, dove si era celebrato il matrimonio. In una cripta, stile Twilight e i vampiri
  • Ricevimento in ristorante grande come un centro commerciale, insieme con cresime, battesimi e compleanno dei 18 anni

Il capitolo festeggiamenti

  • la sposa lancia il bouquet, che cade nelle mani di una zia suora
  • la sposa lancia il bouquet, che viene ghermito con aria sorniona dall’amica già sposata
  • la sposa sale sul tavolo, scopre la gonna del vestito, esibisce la giarrettiera blu, la taglia con le forbici e la butta, invece del bouquet. Ressa per prenderla
  • la sposa costretta ad addentare, mentre tutti scattano fotografie a imperitura memoria dell’evento, una pagnotta enorme a forma, diciamo così, priapesca
  • lo sposo costretto a raccogliere la giarrettiera della sposa, caduta sotto il tavolo
  • lo sposo costretto ad estrarre il regalo degli amici più cari (una mazzetta di soldi) da un cubotto di cemento, da spaccarsi rigorosamente con punteruolo, mazza e martello
  • lo sposo costretto ad estrarre la busta contenente soldi in mezzo ad una balla di fieno
  • lo sposo balla, ormai a fine festeggiamenti, senza scarpe, con la cravatta legata attorno alla fronte ed un bottiglione di vino semivuoto in mano

il capitolo disposizione tavoli

  • le invitate giovani e carine al tavolo dei singles giovani e carini: tutti smanettano sul cellulare e non si parlano
  • le invitate giovani e carine al tavolo dei parenti di mezza età: conversazioni briose e animate
  • ex che non si vogliono vedere che capitano a tavoli vicini
  • ex che aspettavano solo di rivedersi al matrimonio separati da tavoli, amici, parenti, paggetti e camerieri

E tralascio volutamente il capitolo specifico sul vestito della sposa: merita un post apposito…

 

 

 

Cose fare nel week end a Bergamo: Storia Locale

Pubblicato Maggio 27, 2012 da labiondaprof

Il tempo non promette sole, ma insomma, basta che non piova.

  • Visita ad un bellissimo palazzo di Bergamo, Palazzo Moroni: visitabile il palazzo e il parco, due ettari di meraviglia

  • Visita ai castelli dell’Oglio, ricordando alcune battaglie importanti: castello di Cividate al Piano(Bg), castello di Pontoglio (Bs). Ora, è proprio la  mia zona, una manciatina di Km dal Comune in cui sono nata e da quello in cui mi sono trasferita. A scuola, non tutti gli anni, ma quando ho un’ora o due in più di laboratori o compresenze, organizzo un piccolo corso di storia locale, incentrato soprattutto sul periodo medievale: e allora ecco il castello di Romano di Lombardia, ecco il mio amatissimo Castello di Malpaga, ecco i castelli di Cividate e Pontoglio e le battaglie. Quali? Una di importanza assoluta, non solo territoriale, ed è la battaglia di Cortenuova. E poi la battaglia delle Grumore, e la battaglia della Malamorte (nome quanto mai evocativo). In estrema sintesi: la battaglia di Cortenuova si svolse nel 1237, quando i ghibellini bergamaschi si allearono con l’imperatore Federico II nello sfondo della lotta dei Comuni lombardi per l’autonomia (Sì, la Lega Lombarda, quella del Carroccio, del giuramento di Pontida e  della battaglia di Legnano, la Lega vera, insomma…). Si narra che Federico II potesse anche contare sui suoi arcieri saraceni, un esercito multietnico, vedi un po’, e travolse le armate guelfe . Le altre due battaglie sono invece precedenti ed ebbero risonanza ed importanza più locale: rientrano nella serie di scontri che Bergamo e Brescia ebbero per contendersi il dominio sull’Oglio: perciò lungo le sponde del fiume nacquero castelli e borghi fortificati in posizioni strategiche. La battaglia delle Grumore (località tra Palosco e Cividate) fu vinta dai bresciani nel 1156; la battaglia, violenta e assai cruenta , detta della «Malamorte» venne combattuta nel 1191vicino a Cividate e fu vinta ancora dai bresciani. Cavalli e cavalieri caddero nel fiume e le cronache contemporanee narrano un Oglio diventato rosso per il sangue. E tutto ciò a me ricorda sempre il verso di Dante “lo strazio e il grande scempio che fece l’Arbia colorata in rosso…”  Ah, poi arrivò Venezia, e il Leone di San Marco conquistò sia Bergamo che Brescia, e allora non ci furono più battaglie. In realtà una certa rivalità, accesa, esiste tra bergamaschi e bresciani: affini per storia, cultura, dialetto e tradizioni, sono e si sentono, appunto, rivali.  Qui l’etimologia ci viene in aiuto: il rivale è colui che sta dall’altra parte del fiume (rivus), quindi è un vicino, ma un vicino scomodo, minaccioso, da cui guardarsi… La parte più accesa e becera di questa antica rivalità ormai è confluita nella opposizione, chiamiamola così, tra le due tifoserie di calcio. Gli atalantini e i tifosi del Brescia si odiano cordialmente, e se qualcuno li chiama “cugini” si sentono prudere le mani. Le antiche rivalità perdurano, in forme diverse, ma è giusto conoscerene le cause, no?

Ovviamente la Biondina verrà trascinata per castelli, con la scusa di una principessa che viveva lì, e forse forse è ancora lì…

Per questo mi chiamo Giovanni: Venerdì del libro

Pubblicato Maggio 25, 2012 da labiondaprof

Questa settimana la scelta era quasi obbligata:

 

Un bambino e un adulto.

Un padre e un figlio entrambi siciliani, di Palermo.

Una giornata intera trascorsa insieme, per il compleanno del figlio.

Una giornata intera a raccontarsi la vita, la propria, e la vita di un uomo, un giudice, un eroe:  Giovanni Falcone.

Un bambino che vede i luoghi della vita e della morte di quel Giovanni, e capisce perché suo padre lo ha chiamato così. Un padre che spiega al figlio cos’è la mafia; un bambino che capisce che la mafia va combattuta anche nella vita quotidiana, a scuola, dove piccoli prepotenti possono voler imporre violenza e omertà.

Con la prefazione di Maria Falcone, un libro imprescindibile, a partire dai 9 anni.

 

23 maggio 1992-23 maggio 2012

Pubblicato Maggio 23, 2012 da labiondaprof

Oggi a scuola ho parlato di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: due giudici, due uomini che per il fatto di aver voluto far bene il proprio lavoro sono diventati degli eroi, loro malgrado. Due uomini coraggiosi, due bravi giudici, che sono morti per le loro convinzioni, per le loro idee di Giustizia e di Stato.

Io ero giovane venti anni fa, non come i mie alunni, ma ero giovane. Ed ora, in questi giorni di dolore, sconcerto e paura di un passato che ritorna, mi è di consolazione guardare negli occhi dei miei studenti, e di mia figlia: occhi grandi, innocenti, pieni di speranza. Speriamo, speriamo che tra vent’anni per loro possa essere diverso.

Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno. In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere.

E ti ritrovi vent’anni dopo al punto di partenza: Attentato alla scuola Morvillo Falcone di Brindisi

Pubblicato Maggio 19, 2012 da labiondaprof

Non riesco a trovare le parole adatte, per ora. Metto solo un’immagine, e un video. Quando la vedova dell’agente Schifani dice “ma loro non cambiano…loro non vogliono cambiare” e piange, è il dolore di una terra intera che scoppia, di tre/quattro regioni in mano alla criminalità organizzata, si chiami Mafia, o Camorra, o Sacra Corona Unita, o N’drangheta.

Zainetti, libri, quaderni. La miglior parte di noi colpita: i nostri figli, i nostri ragazzi. Per chi come me fa l’insegnante, i ragazzi sono due volte nostri: potevano essere i nostri figli, potevano essere i nostri alunni.

E un video che, a distanza di 20 anni, è più attuale che mai. Purtroppo.

http://youtu.be/hoH6zBP5SBs

Il richiamo della foresta: il venerdì del libro

Pubblicato Maggio 19, 2012 da labiondaprof

Il cane Buck è il protagonista assoluto del romanzo Il richiamo della foresta. Buck vive tranquillo e felice nella tenuta del giudice Miller, ma per una serie di circostanze si trova rapito, venduto e portato in Alaska, dove viene utilizzato come cane da slitta. Impara a lavorare, a inserirsi nella muta, a imporsi agli altri cani.

Dopo una serie di vicissitudini, incontra un padrone che lo capisce, lo valorizza e lo tratta bene. E Buck inizia ad amarlo, instaurando con lui un rapporto di fiducia e devozione. Contemporaneamente però inizia a subire il fascino della natura selvaggia che lo circonda, e sente nascere, o meglio rinascere, in lui l’istinto alla libertà e alla vita della foresta. Quando una notte, tornando al campo da una breve caccia, trova il suo adorato padrone, Thornton, ucciso, decide di abbandonare per sempre il mondo degli uomini per tornare a correre, libero, con i suoi compagni lupi.

Ho letto per la prima volta Il richiamo della foresta quando avevo 7-8 anni e me ne sono innamorata. Adoravo già da allora i cani e scoprire che un cane, bello coraggioso e forte, poteva essere protagonista di una storia così avventurosa, mi ha fatto definitivamente appassionare alla lettura. Quando Thornton muore, e Buck, impazzito dal dolore, lo vendica e poi si unisce al branco di lupi… ho sempre pensato che non potesse esistere un finale migliore, né diverso.(L’immagine che ho messo è proprio la copertina di quel libro, con la prefazione di Oriana Fallaci, che parlava del valore della libertà)

E la mia opinione non è cambiata in tutti questi anni. Ovviamente devo ringraziare ancora una volta mio padre, che mi ha regalato tanti splendidi libri quando ero piccola, facendomi capire, senza obblighi o costrizioni, quanto sia bello leggere sempre nuove storie.

Ah, io lo consiglio ai miei alunni della prima media… piace. Me ne accorgo perché io non li costringo a scrivere la famigerata scheda di narrativa, ma li invito alla cattedra, a gruppetti di 2/3, ognuno con la propria copia del libro. Espongono la trama e i personaggi, leggono insieme scene e dialoghi che hanno apprezzato di più e spiegano ai compagni che ancora non l’hanno letto perché dovrebbero farlo. E Buck, devo dire, è una delle scelte con cui vado sul sicuro…

Labiondaprof ringrazia…

Pubblicato Maggio 16, 2012 da labiondaprof

Il concorso Pensorosa in collaborazione con la casa editrice Edigiò è terminato: il mio racconto è arrivato secondo.

http://www.pensorosa.it/libri/cenerentola-con-o-senza-principe-i-finalisti.html

Ripropongo l’estratto, che parla di una Cenerentola giovane e pronta al cambiamento, oppressa da una matrigna e una sorellastra che vive di apparenze e parteciperà al Grande Fratello. E ringrazio tutti quelli che mi hanno votato 🙂

 

Estratto del racconto Il diario di una giovane Cenerentola

 

Borgo Casale, 20 gennaio 2012

 

 

La odio! La odio! La odio!

Proprio a me doveva capitare una sorella così perfida e stupida? Che poi, in realtà non è per niente mia sorella, è più una sorellastra: è la figlia della nuova compagna di mio padre … Bella strega pure lei, tra l’altro.

Comunque Sharon, la mia sorellastra, è proprio una iena: non perde occasione di mettermi contro il papà. Lei ha deciso che per la festa dei suoi diciotto anni vuole una megafesta in un castello, un vestito da favola, la limousine, più di trecento invitati, e il dj, quello famoso, francese, di cui non ricordo il nome, ma pare che sia il Leonardo da Vinci dei dj …

Quando io ho detto a papà che non mi sembrava il caso di buttare via tutti quei soldi per un semplice compleanno, Sharon si è messa a ridere, scuotendo la sua testolina bionda e vuota, e ha ribattuto prontamente: «Certo, non tutte sono delle sfigate come te, che l’anno scorso per i tuoi diciotto anni hai voluto solo un week end a Firenze con la zia Agata … Due zitelle in giro per musei, sai che noia!»

Papà mi ha guardato e ha detto solo: «Tu hai avuto il tuo week end, Sharon avrà la sua festa». Io però ho capito che non era davvero contento: lo fa solo per non litigare con quella strega di Loredana, la sua compagna. A volte mi ricordo com’era bello quando c’era ancora la mamma: papà era sempre allegro, e la mamma era tanto dolce. Ero piccola allora, e mi sembrava di vivere in una fiaba, una bella fiaba in cui io ero la principessina, il papà era il re e la  mamma la regina. Poi tutto si è rotto: hanno divorziato, la mamma se n’è andata via, e papà ha trovato questa arpia. Da quando me la ricordo, è sempre stata una squallidona: praticamente un incrocio tra una Barbie con il culo basso e Valeria Marini. Tinta, finta, rifatta e siliconata, e non parliamo poi delle extensions. Ma come diavolo ha fatto papà a farsi imbambolare da lei?

Adesso vado; da quando si è licenziata anche l’ultima colf, perché Loredana l’aveva accusata di provarsi di nascosto i suoi gioielli, devo stirarmi da sola tutti i miei vestiti, e anche quelli di papà.

 
 


Biancaneve e il cacciatore… e la regina! Premiere

Pubblicato Maggio 15, 2012 da labiondaprof

Ieri sera la premiere del secondo film con protagonista Biancaneve: Biancaneve e il cacciatore. 

Ne ho già parlato qui:

Inutile dire che anche sul red carpet, così come nel film la matrigna (Charlize Theron) è più bella della figliastra Biancaneve (Kristeen Stewart). In compenso un cacciatore così bello biondo e vichingo alla Disney se lo sognavano. Insulso il principe, direi. Infatti non metto nessuna sua foto: fidatevi sulla parola…

E comunque anche Grimilde era molto più affascinante della piccola e paffuta Biancaneve

 

Mammamica?No, grazie

Pubblicato Maggio 14, 2012 da labiondaprof

Ieri sul Corriere c’era un articolo interessante, si parlava di mamme amiche: qui

Io aborro la figura della mamma amica: la ritengo pericolosa per la figlia e perniciosa per l’intera famiglia.

Attenzione: non auspico una mamma con i capelli grigi a 38 anni, dimessa o vestita come la tata di SOS Tata. Semplicemente penso che una madre non debba mai essere o peggio, “fare l’amica” di sua figlia, perché la figlia la amiche le ha già, e le sceglie tra le sue coetanee. Mia madre aveva 23 anni quando sono nata, ma non ha mai voluto essere la mia migliore amica. Certo, vestiva spesso in jeans e t-shirt come me, ma ha saputo dire i suoi No al momento giusto. Con lei ho sempre avuto confidenza, e un rapporto di fiducia, ma lei non ha mai voluto le mie confidenze ad ogni costo. Per quelle c’erano le amiche; però quando avevo davvero bisogno, lei c’era. Era lì, ed era pronta ad ascoltarmi, e le parole “Te lo avevo detto” le sono sfuggite pochissime volte, meno di quanto avrebbe potuto.

Perciò, cosa mi dà più fastidio nella mamma amica, quella come Lorelai del telefilm Gilmore Girls? Tradotto in italiano Una mamma per amica (appunto). Che poi il telefilm era carino, ma nella realtà un rapporto madre-figlia così sarebbe stato assurdo.

La mammamica, chiamata anche mammasempregiovane si veste seguendo la moda, tale e quale alle sue figlie. L’inverno propone stivali a mezza coscia o jeans skinny? La mamma e la figlia si aggireranno per casa inguainate nello stesso tipo di jeans, e con lo stesso tipo di stivale, ogni mattina prima di uscire. E si copieranno gli accessori.

Tutta questa vicinanza fa bene ai figli? La mammamica riesce ad impostare un rapporto equilibrato con i figli? Per la mia esperienza di insegnante, no.

La mammamica, quella che dice con aria beata e soddisfatta «Mia figlia mi dice tutto, più che una madre per lei sono un’amica», non immagina nemmeno quale sfracello pedagogico sta commettendo. Inoltre non sa che quanto afferma è ben distante dall’essere vero: nessun figlio dice mai tutto alle madri, per fortuna. Nella mia esperienza di docente, più una mamma afferma con sicurezza «Mio figlio non mi nasconde niente, mio figlio non mi dice mai bugie», più sarà destinata ad essere delusa amaramente.

La mamma deve essere una figura adulta che guida, indica la strada, suggerisce percorsi ma sa anche dire dei no, mettere dei paletti e contenere l’esuberanza della crescita. La mammamica che racconta alla figlia l’ultima lite con il papà e ne cerca l’approvazione, o che confida le proprie pene d’amore di single di ritorno, lungi dal costruire un rapporto di dialogo mamma-figlia, sta mettendo le basi per una serie di problemi (sensi di colpa, inadeguatezza, eccesso di responsabilizzazione) che graveranno sulla figlia e sul suo rapporto con il mondo.

Inoltre, la mamma che si pone sullo stesso piano dei figli non potrà più esercitare un ruolo autorevole ed ogni suo no sarà sbeffeggiato: Va beh, la mamma dice no, ma in fondo poi cosa ne sa? A volte è messa peggio di me, che ho quindici anni e sono confusa…

Quando l’insegnante della scuola materna, nei giorni dell’inserimento, vede arrivare la mamma e la figlia con la stessa t-shirt rosa di Hello Kitty, solo in due taglie diverse, ha già inquadrato che avrà a che fare con una mammasempregiovane. E può mettersi le mani nei capelli con cognizione di causa.

In prima elementare, la maestra per una settimana abbondante non si rende conto che la ragazza truccata e taccata che accompagna a scuola la nuova alunna è effettivamente la sua mamma, giacché la bimba la chiama con il nome proprio e le dice anche un sacco di parolacce; poi capisce che è la mamma quando ella esclama «Ah, ma che stronzetta mia figlia, ha proprio un caratterino come il mio». La maestra decide di guardare il muro, per non guardare negli occhi cotanta madre, essendo troppo forte la voglia di mettere in castigo anche lei, oltre che la figlia.

Alle medie, purtroppo, il danno è fatto. Quando la prof tenta di portare il discorso sui pessimi voti, sulla scarsa attenzione in classe della figlia e sulle note disciplinari mai firmate, la mammamica deve ammettere che c’è qualcosa che non va, e rilancia buttando sul tavolo la propria vita privata: ci sono problemi tra lei e il papà, problemi di lavoro, tensioni con le famiglie d’origine. A volte, se l’insegnante è particolarmente empatica o particolarmente insistente, la mamma cede di schianto e vuota il sacco, confessando che: la figlia non le obbedisce mai, la manda a quel paese ogni volta che le dice di studiare, la sgrida perché si fa dare del tu dalle sue amiche, si arrabbia quando al villaggio vacanze vuole fare il corso di danze caraibiche con lei e le dice sempre di non mettersi più i leggins che non se li può permettere, alla sua età.

Inoltre, la figlia ha un fidanzatino che si guarda bene dal presentare alla mammasempregiovane, nel palese timore che possa rimanere affascinato e confuso da quella che più che una madre sembra una sorella maggiore dell’interessata. Insomma, la mammamica voleva essere amica della figlia, voleva riceverne le confidenze e forse rivivere la propria adolescenza insieme con la figlia e invece, cosa si ritrova? Una figlia che le sfugge, che non le confida nulla, che la accusa di rincorrere in modo ridicolo una giovinezza che non ha più;

Consiglio dell’insegnante: lungi dal suggerire alle mamme look da suora laica, escludendo anche di ingrigirsi le chiome prima del tempo o di agghindarsi come Rita Levi Montalcini per acquisire un minimo di autorità, si consiglia comunque una ripulita al look. No allo stile velina, no allo stile lolita, no anche al look pantaloni a vita bassa e maglietta strappata, possibilmente no ai tatuaggi a forma di farfalla che sbucano dal perizoma. Inoltre, abbandonare le espressioni in uso tra i giovani: sciallare, calarsi, sbroccare, et similia. Esigere il lei dagli amici dei figli, non frequentare gli stessi corsi di hip hop o capoeira in palestra, mantenere un sobrio riserbo sulle liti con il marito e padre o sulle nuove relazioni in corso, evitare di pronunciare quotidianamente frasi come Gli uomini sono tutti uguali o Chiamerà? Perché non chiama? Maledetto, chiama!

Molto consigliato: leggere libri che non parlino di vampiri o di single assetate di shopping e sesso, leggere quotidiani e non solo riviste femminili, rimanere in casa qualche sera, in modo tale che sia sensato imporre ai figli orari di rientro più rigidi. Inutile pretendere che il figlio torni a mezzanotte, se mamma torna alle tre.