L’argomento compiti a casa-compiti delle vacanze sta diventando un nuovo classico: ogni tanto, ciclicamente, ritorna. Come la sparizione delle mezze stagioni, il fascino intramontabile del tubino nero, gli scudetti rubati della Juventus.
Alle soglie delle vacanze estive e invernali, la tragedia si abbatte sulle famiglie italiane (e non solo): gli insegnanti, esseri men che umani, si ostinano a perpetrare quell’obsoleta prassi che risale a ere geologiche lontane, cioè assegnano i compiti a casa ai loro alunni. Così, gli animi si infiammano: cori da tragedia greca si animano, blogger scrivono, giornali rilanciano, esperti si esprimono, iniziative si impennano.
Io, francamente, non capisco. Non capisco perché molti genitori non capiscano questi facili parallelismi logici: se vuoi suonare uno strumento devi esercitarti, se vuoi praticare uno sport devi allenarti, se vuoi andare bene o benino a scuola devi lavorare un po’ anche a casa. Dove si inceppa il loro pensiero? Per chiarire: io assegno i compiti a casa, i compiti per le vacanze estive, i compiti per le vacanze invernali. Ne ho parlato in tv, ne ho scritto qui, qui, qui e qui. Ah, e qui.
Ecco quindi 5 semplici accorgimenti per sopravvivere indenni ai mostruosi compiti delle vacanze
- Controllare insieme al figlio, ripeto, insieme e non al posto suo, tutti i compiti scritti sul diario. Poi, con calma, distribuire il carico di lavoro tra le giornate di vacanza, tenendo libero il giorno di Natale, il Capodanno e un altro giorno a scelta. Quindi, non spararsi tutti i compiti nei primi due giorni o provare il brivido della maratona cruenta negli ultimi due giorni, ma portare un equo carico di compiti sulle spalle.
- Programmare un momento della giornata, possibilmente sempre quello, dedicato allo svolgimento dei compiti. Prima di cena, la mattina prima di uscire o il pomeriggio dopo aver pranzato, purché si rispetti la routine… No, ecco: le 22:00, dopo la tombolata con i nonni o l’ultimo cartone animato adrenalinico, non è un orario plausibile
- Annullare ogni stimolo visivo e sonoro. Tradotto: non serve insonorizzare le stanze, è sufficiente spegnere il cellulare del figlio (se lo possiede già) e silenziare il vostro, far sparire la Playstation, occultare il tablet e il telecomando della tv. Silenzio e concentrazione, modello frate amanuense nella biblioteca, o Clarissa in preghiera attiva e solerte.
- Rimanere nei paraggi mentre il figliolo svolge i compiti, ma non compiere l’Errore, l’Errore fatale e da lettera maiuscola: mai sostituirsi al figlio. Mai fare i compiti al posto suo, mai nemmeno finirli, mai nemmeno colorare i disegni, mai nemmeno… Insomma: il figlio svolge gli esercizi e voi leggiucchiate cose vostre, scrivete le vostre memorie, impastate la sfoglia per la torta salata, vi date lo smalto. Al limite, se alla terza rilettura il piccolo non ha capito cosa deve fare, è possibile spiegare la consegna dell’esercizio. Poi, via, non appollaiatevi sulla spalla del figlio come la scimmietta del Pirata Barbanera.
- Last but not least: anche se ritenete che i compiti siano troppi, o difficili, o dispersivi o inutili, non lo fate trapelare mai. Siano perciò bandite frasi come Ma le maestre le fanno le vacanze, però! o I professori vi vogliono chiusi in casa, maledetti loro e i loro compiti! Attenzione anche alla mimica: alzare gli occhi al cielo come San Lorenzo sulla graticola, o rotearli fiammeggiando, come il Caronte dantesco, dimonio dagli occhi di bragia, magari aprendo le braccia sconsolato come un tifoso interista ai rumors di un ritorno di Balotelli, è un chiaro messaggio. Non verbale, ma chiaro.
E ora, buoni compiti e buon 2015.
p.s. Per chi se lo chiedesse: sì, mia figlia frequenta la scuola primaria. Sì, le sue maestre le hanno assegnato dei compiti per le vacanze. Sì, credo che la pensino come me.